Nel giro di diciotto mesi un sacerdote affarista uccide il socio funzionario di banca, un imprenditore dei trasporti viene freddato a colpi di pistola e per mezza giornata considerato morto d’infarto, il cadavere di una badante è rinvenuto ai bordi di una pista ciclabile a dieci giorni dalla scomparsa. Ci troviamo a Vignola, 25mila abitanti sulle colline al confine sud con Bologna, terra rossa di ciliegie e carne suina, di camion e mattoni: business di ogni sorta sulla direttrice per Milano fra appalti, finanza, mercato ortofrutticolo e carichi di droga. Qui in una manciata convivono personaggi legati a ‘ndrangheta, casalesi e stidda siciliana. Roberto Adani del Pd, sindaco fino al 2009, nella seconda parte del mandato iniziò a subire minacce, fra cui un proiettile in busta chiusa. Fu il primo a denunciare le infiltrazioni e a combattere la zona ‘grigia’, contribuendo a indagini penali e allontanando amministratori poi rinviati a giudizio. La classe dirigente non sostenne i suoi allarmi, l’allora Margherita criticò il primo cittadino dicendo che rischiava di danneggiare l’immagine del territorio. Dopo due mandati Adani non era ricandidabile alle ultime amministrative di Vignola, ma nessuno gli ha ancora trovato una collocazione né chiesto collaborazione.
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