Tramonto Rosso, articolo de Il Giornale

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Il Pd e i suoi scandali, dal nord al sud d’Italia, dentro e fuori le Procure. Abusi, tangenti, speculazioni edilizie, scalate bancarie, interessi corporativi nel sistema sanitario, magistrati scomodi isolati, intimiditi, trasferiti. Potenti di turno miracolosamente soltanto sfiorati da certe indagini.
È un libro che farà discutere quello scritto da Ferruccio Pinotti, giornalista d’inchiesta autore di numerosi libri di indagine su temi scomodi, e Stefano Santachiara, blogger del Fatto. Atteso e temuto Tramonto rosso, edito da Chiarelettere, sarà in libreria a fine ottobre, nonostante le voci di un blocco, smentito dagli autori, e dopo un piccolo slittamento (inizialmente l’uscita era prevista a giugno 2013) dovuto, pare, ad un capitolo particolarmente spinoso su una forte influenza «rossa» che agirebbe all’interno di uno dei tribunali più importanti d’Italia, quello di Milano, dove indagini che imboccano direzioni non previste non sarebbero le benvenute mentre altre troverebbero la strada spianata. Il libro presenta un ritratto della classe politica di centrosinistra, quella che si dichiara pulita e pronta a prendere in mano le redini del Paese, ma che è sempre la stessa. Stessi nomi, stesse beghe, stessi affanni.
Un partito, il Pd, per niente diverso dagli altri nonostante si proclami tale. Gli uomini chiave della sinistra troveranno molte pagine dedicate a loro. Ce n’è per tutti. Per il tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, che ha blindato in una serie di fondazioni il «patrimonio comunista» prima della fusione con la Margherita, per l’ex componente della segreteria di Bersani, Filippo Penati, accusato di corruzione e di finanziamento illecito, per l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, che avrebbe fatto sparire 22 milioni di euro di fondi elettorali. Gli autori passano dagli abusi edilizi e dalle infiltrazioni mafiose nell’Emilia rossa al pericoloso rapporto della sinistra con gli istituiti bancari, da Unipol a Monte dei Paschi. Molto è stato scritto sulla scalata Unipol-Bnl, sulla partecipazione ai vertici Ds e sul sequestro di 94 milioni di euro di azioni di Antonveneta disposto nel 2005 dal gip Clementina Forleo. Poco si sa, invece, su cosa è accaduto dopo al giudice che si è trovato tra le mani un fascicolo con i nomi di pezzi molto grossi del Pd. «Tramonto rosso» riordina alcuni fatti e segnala circostanze, talvolta inquietanti, che certamente fanno riflettere. Come le gravi intimidazioni subite dalla Forleo, le minacce, gli attacchi politici, le azioni disciplinari, l’isolamento. Fino al trasferimento per incompatibilità ambientale, nel 2008, poi clamorosamente bocciato da Tar e Consiglio di Stato. Il tutto nel silenzio dei colleghi per i quali i guai del gip erano legati al suo brutto carattere e non certo ai suoi provvedimenti sulle scalate bancarie. «Questa pervicacia contra personam è l’emblema dell’intromissione politica nella magistratura», si legge nel testo.
Gli autori approfondiscono poi il noto salvataggio operato dalla Procura di Milano nei confronti di Massimo D’Alema e Nicola Latorre, descritti dalla Forleo nell’ordinanza del luglio 2007, finalizzata a chiedere il placet parlamentare all’uso delle telefonate nei procedimenti sulle scalate, come concorrenti del reato di aggiotaggio informativo del presidente di Unipol Gianni Consorte. Con la Forleo, sempre più nel mirino, oggetto di riunioni pomeridiane in cui alcuni colleghi milanesi avrebbero discusso la strategia contro di lei, come rivelato dal gip Guido Salvini.
Per trovare un altro esempio di come riescono ad essere minimizzate le inchieste che coinvolgono il Pd basta scendere a Bari. Qui a fare le spese di un’indagine scomoda su alcuni illeciti nel sistema sanitario regionale è stato il pm Desirèe Digeronimo, duramente osteggiata dai colleghi fino al trasferimento.
(Patricia Tagliaferri)
Link all’articolo de Il Giornale

P.S.: la rettifica richiesta è stata pubblicata su Il Giornale del 17 settembre 2013 vedi immagine al link
Scrivo riguardo all’articolo di domenica 15 settembre 2013 a firma Patricia Tagliaferri e dedicato al mio libro in uscita per Chiarelettere “Tramonto Rosso”, scritto a quattro mani con Ferruccio Pinotti. Non intendo entrare nel merito delle sue previsioni degli argomenti e sulla relativa libera interpretazione ma soltanto ricordare che, prima che un blogger come sono stato definito nel pezzo, sono un giornalista: iscritto all’albo dal 1999, cronista di nera e giudiziaria presso testate giornalistiche in Emilia Romagna, dal 2009 corrispondente del Fatto Quotidiano.

Forleo e Digeronimo, storia di due giudici isolate e nel mirino del “Potere democratico”

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Stefano Santachiara, giornalista d’inchiesta

Per addentrarci in un ragionamento complessivo sui meccanismi censori del Sistema mediatico, in Italia strettamente connesso ai poteri politico ed economico, prendiamo in esame due casi analoghi nel mondo della giustizia.

Forleo e Digeronimo. Intercettazioni Latorre, Consorte, D’Alema

Qui Milano. Forse avrete letto qualcosa, a spizzichi e bocconi, delle minacce e delle ripercussioni professionali subìte da Clementina Forleo, gip di Milano che il 1° agosto 2005 dispose il sequestro di 94 milioni di euro in azioni di Antonveneta, rastrellate da e per conto di Gianpiero Fiorani della Banca Popolare di Lodi, vicino agli ambienti vaticani e di Forza Italia. Nell’ordinanza la giudice sancì il legame con un’altra scalata favorita dal governatore di Bankitalia Antonio Fazio, la prima “rosée” della storia. Le intercettazioni delegate dai pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti fotografavano la partecipazione dei vertici Ds al tentativo di Unipol di fare un sol boccone della Bnl, strappandola ai rivali del Banco di Bilbao. All’epoca i giornali seguirono esaustivamente la vicenda, contestuale all’assalto ad Rcs di un gruppo di immobiliaristi romani guidati dall’odontotecnico Stefano Ricucci, pubblicando le telefonate intercettate tra manager, banchieri e politici. Invece pochi sanno cosa è successo dopo e tutto intorno.
L’ingente somma di denaro strappata ai raider è stata riutilizzata a fini sociali, per la scuola pubblica. Clementina Forleo, da quando è giudice di quel procedimento penale, è stata oggetto di gravi e ripetute intimidazioni, a partire dal preannuncio della morte dei genitori in un incidente stradale. Lo schianto è realmente avvenuto il 25 agosto 2005 ma è stata accertata la causa colposa. Due anni dopo, prima della sua seconda (e ultima) partecipazione al programma Rai di Michele Santoro, Forleo ha ricevuto un proiettile in busta chiusa; nel frattempo è stata denunciata per ingiuria da un tenente dei carabinieri di Brindisi addetto alla sua tutela: per avergli osato chiedere della mancata acquisizione dei tabulati dell’utenza dei genitori, oggetto di telefonate mute prima dell’incidente mortale e colpiti dall’incendio della masseria di famiglia. Non è stata fatta luce neppure sullo strano incidente stradale occorso alla gip il 4 dicembre 2009 mentre rientrava a casa dalla sede di Cremona dove il Csm l’aveva trasferita nel luglio 2008, tanto meno si discute della decisione del Prefetto di Milano di non assegnarle alcuna forma di vigilanza. Si tratta di coincidenze ma la sequenza è oggettivamente inquietante. Solo gli amanti degli archivi hanno conservato i trafiletti relativi alla dura motivazione del Tar che bocciava il trasferimento di Clementina per incompatibilità ambientale, votato a maggioranza bulgara con la sola contrarietà dei membri togati di Magistratura Indipendente. Forleo è iscritta all’Anm ma non ha mai aderito ad alcuna corrente. Il Csm aveva contestato in un primo momento sue dichiarazioni generiche sui poteri forti nel corso della puntata di Annozero, poi si era concentrato su rapporti conflittuali con alcuni colleghi, totalmente estranei dall’attività giurisdizionale.
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