Il pastore e la strega, le date dei cinema aggiornate

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Ecco l’elenco dei cinema che proietteranno Il pastore e la strega al 9 maggio 2023:

Cinema Nello Santi di Portoferraio: venerdì 6 ottobre

Cinema teatro Flamengo di Capoliveri, sabato 7 ottobre

Possibili repliche il fine settimana seguente

Cinema teatro Metropolitan di Piombino, lunedì 23 e martedì 24 ottobre

Cinema Castello di Fabbrico, giovedì 2 novembre e martedì 7 novembre

Cinema Moderno di Piacenza, venerdì 3 novembre e venerdì 10 novembre

Cinema Filmstudio 7B di Modena, martedì 7 novembre e mercoledì 8 novembre

Cinema La Perla di Bologna, venerdì 10 novembre, sabato 11 novembre, domenica 12 novembre

Cinema multisala Novecento di Cavriago, martedì 14 novembre e mercoledì 15 novembre

Cinema teatro Lux di Quistello, giovedì 16 novembre

Cinema multisala Eliseo di Cesena, giovedì 23 novembre

Cinema teatro Facchini di Medolla, venerdì 24 novembre

Cinema II Nuovo di Castelfranco Emilia lunedì 27 novembre

Cinema Zambelli di Boretto, giovedì 30 novembre

Cinema Lux di Fontanaluccia, venerdì 8 dicembre, sabato 9 dicembre, domenica 10 dicembre

Date da fissare in dicembre:

Cinema Sarti Faenza

Cinema Eden Carpi

Cinema Mignon Mantova

Cinema Grand’Italia Traversetolo

Cinema Filmstudio di Roma gennaio

Cinema Robegano di Venezia e Cinema Esperia di Padova febbraio

Grazie a tutti, buona continuazione!





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Le rarissime adorabili dominanti

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Le protagoniste dei miei racconti sono spesso ispirate a personaggi storici e a donne forti che la vita mi ha dato la ventura di incontrare. Vittorio Macioce, nella sua recensione a ‘La purezza del serpente’, scrive che “le donne di Santachiara sono ribelli”.
Certo, se si intende che debbono affrontare le difficoltà culturali ed economiche della società patriarcale maschilista contro cui il femminismo continua a lottare giustamente. Trovo però più appropriata e dettagliata la recensione, durante una serata di letture e musica in Versilia, ad opera della storica dell’arte Elisabetta Landi: “Le donne di cui scrive Santachiara vincono, superano gli ostacoli con agilità”, non si limitano cioè alla rivendicazione di una parità ma sono loro stesse, nelle relazioni, nel lavoro, nelle passioni, nell’arte ad affermarsi.

Non si tratta di premi e riconoscimenti pubblici, che non ricevono a sufficienza per quanto realizzano in società, ma della cosa più importante: tali donne vincono vivendo intensamente, felicemente. Infatti Lou Salomè, citando Spinoza, sosteneva: “Il solo sbaglio è tradire la propria natura, la sola perfezione è la gioia”. Lou, che insieme all’amica Frieda von Bulow sostiene la causa femminista, dice infatti a Frieda che si lamenta del poco spazio riservato ai suoi scritti dal mondo letterario, come quello economico e politico nelle mani dei maschilisti: “Non ho bisogno dei loro spazi, io sono già superiore”.
Lou Salomè lo è intellettivamente: a vent’anni, nei carteggi con il 40enne Nietzsche, gli tiene testa e lo supera per originalità, poi attraversa i momenti più artisticamente pregevoli fruttificandoli, più avanti partecipa alla nascita della psicoanalisi influenzando direttamente Freud. E lo è per coerenza con la propria indole, i propri desideri: rifiuta svariate proposte di matrimonio e dice subito chiaramente ai grandi pensatori amici che la loro sarà una “unione casta e fraterna”, cosa che poi avviene malgrado i corteggiamenti anche disperati (non c’è un bene e un male perchè ciascuno segue la propria natura: Lou è chiara nel nutrirsi di arte nelle molteplici forme e gli spasimanti, pur sapendo di essere solo amici, la desiderano ineluttabilmente, soffrendo). Le rare volte in cui Lou si innamora – rompe anche il tabù della differenza d’età vivendo la relazione più lunga con il poeta Rilke di 12 anni più giovane – mantiene salda la propria libertà e fa emergere la complementarietà che forma nella coppia, dove è lei la più forte, anche fisicamente: nella sua autobiografia si legge che non aveva difficoltà a rovesciare il marito Andreas, così come Xenia Onatopp sovrasta spavaldamente l’ammiraglio nel film ‘Goldeneye’


La rarissima adorabile dominante non si sforza di esserlo per assecondare le fantasie del partner (pochi uomini ammettono di averle, uno è Andrea Scanzi) perchè lei è così naturalmente se stessa (evviva!): niente di violento o di aggressivo, nella complicità giocosa dell’intimità, così come quando esprime la sua arte, lei è libera e potente come un fiume in piena, travolge l’uomo che la venera e la ama profondamente. Ella vive con pienezza il momento erotico per raggiungere il sommo piacere ma anche gli altri momenti: gusta la tenerezza in ogni istante, con l’amato, con le beltà del creato e dell’intelligenza umana. Profumi, colori, sapori, poesia, rapporti con la natura e con le altre persone in attività sportive, culturali e nell’arte. Trae il meglio incurante di pregiudizi e giudizi altrui.

“La sola perfezione è la gioia”.


			

Lou Salomè, l’audio-video della scena I

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Una vita ricca di incontri e scoperte, viaggi nei principali centri culturali e nella più profonda interiorità. Lou Salomè (1861-1937) attraversa due secoli sublimando ragione e istinto,filosofia e arte, narrazione e psicoanalisi. Spirito libero e acuta studiosa, respira affinità cerebrali peculiari e rapporti ardentemente delicati, laddove il senso di sorellanza non refrena le passioni tormentose degli innamorati, ricambiate solo in rari casi, come quello del poeta Rainer Maria Rilke, di 15 anni più giovane. Una selettività naturale che non le sottrae la preziosa amicizia di intellettuali e avventuriere impegnate nella lotta per i diritti delle donne, da Malwida von Meysenbug a Frieda von Bulow, e l’invisibile filo che la lega alla madre Louise Wilm. Il percorso esistenziale di Salomé si intreccia a quello dei massimi pensatori di fine Ottocento e inizio Novecento, dimensioni illuminate dal genio e dalla meraviglia in un vortice di emozioni e di crescita che spicca il volo a Roma con l’amor fati di Friedrich Nietzsche e si libra gioiosamente nel cuore del vecchio continente. Al culmine di traiettorie ardite soggiunge alla scienza di Sigmund Freud, spingendo sempre oltre l’iridescente curiosità.

Due anni fa scrissi un libro biografico, una commedia sulla vita di Lou Salomè, il nostro progetto di realizzare il film ora si arricchisce: grazie alla collaborazione degli attori Paolo Massaria e Claudia Blandino, e al montaggio di Francesco Guida, abbiamo realizzato l’audio-video della scena I.

Studio di Sigmund Freud, novembre 1912.

Qui trovate il romanzo biografico in forma di commedia:

Corpo, ben accolti il trailer e il romanzo

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Il trailer di Corpo confezionato dal grande co-regista Francesco Guida! A spettatori e televisioni interessate a trasmettere il film ricordiamo che bisognerà attendere alcuni mesi poiché il lungometraggio è iscritto a festival del cinema, che potrebbero saltare vista l’emergenza Covid, ed è stato selezionato all’università del Connecticut dalla prof. di Cinema e Letteratura italiana Monica Martinelli come spunto educativo per le tematiche trattate che sussumono nei gender studies.

Nel trailer scorrono le immagini di alcuni degli interpreti: giovani talenti della compagnia teatrale Fatamorgana di Sandra Moretti, Miriam Treglia e Agnese Negrelli, l’attore di cinema Lucio Russo, il regista stesso, gli attori di teatro Luigi Pascale, Gerardo Bove, Paolo Agresta, nuove promesse come Anna Aversano e Luigi Tramutola, ma non dimentichiamo chi non compare, ossia i bravi Deborah Guercio e Stefano Stradi, le gag divertenti di Costabile Scarano, già in Benvenuti al sud, e naturalmente il compositore di tutte  le musiche del film, Antonio Sessa della Snapbeat.

Ne approfitto per ringraziare i tanti che ci hanno inviato pareri sul trailer e sul romanzo, ricchi di spunti e di indicazioni utili, anche per la preparazione di un sequel. Sui social alcuni lettori hanno pubblicato con post fotografici la copia di Corpo appena ricevuta dal corriere di Amazon, oppure una parte dell’ebook che li ha particolarmente colpiti. Prossimamente farò una raccolta delle migliori opinioni a cui dedicherò sul blog uno spazio personalizzato!

Naturalmente le sequenze del trailer suscitano curiosità senza lasciar trasparire la trama, sono volutamente disordinate, rapidissime e ritmate affinché tutti possano beneficiare pienamente dell’avventura e dei rapporti fra i personaggi. Anche il romanzo non è etichettabile in un genere definito, secondo il magazine Tempo si tratta di una storia psicologica e thriller, un inno alla libertà che vi farà inerpicare “nei meandri mitologici di Paestum e nei misteri di centri medievali, lungo i sentieri di luce fra la verde montagna e l’iridescenza marina, laddove le relazioni umane disvelano l’interiore profondità, fra l’incanto e gli abissi”.

 

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Vi lascio un piccolo frammento

… La macchina procedeva piano come la musica classica della cassetta nell’autoradio. Tutti e due l’ascoltavano immersi nei pensieri più disparati. La strada, salendo, compiva il periplo del rilievo più alto. <<Quello è il Castello del Frate>> spiegò Charles senza approfondire la genesi toponomastica del borgo. <<Tra il castello e il campanile c’è la mia casa>>. Era il suo buen retiro, quivi aveva scelto di trasferirsi anni addietro ma non si era mai appassionato alla disputa storica e religiosa che divide le grazie d’altura da quelle marine. Di lassù, ormai prossimi alla villa, scendendo con gli occhi potevano ammirare un <<colle interamente verde>>, prima base greca via via miracolosamente scampata alle devastazioni di guerra e ora alla cementificazione del Belpaese; il porto e le pinete, i faraglioni e le grotte marine oltre le quali aleggia il mito di una sirena dell’Odissea. Mentre l’uomo era intento a sistemare l’auto nel parcheggio Monika ruotò verso il mare, espanse il sorriso come una farfalla sugli alberi in fiore che si stagliavano sul panorama. L’impulso era di correre sull’orlo del burrone per tuffare lo sguardo nell’infinito, ma si contentò di stendere il collo lungo e affusolato per alzarsi sulle punte. Come per magia, dominava l’uomo in altezza. <<La casa è nel parcheggio?>> disse ilare. Al suo cospetto, Charles rimase senza respiro. Il viso di Monika, candido e fiero, combaciava con il sole calante sulla linea del blu.

 

 

 

 

Corpo, il romanzo ispirato al film

4 commenti

Care lettrici e cari lettori, è giunto il momento di donarvi l’inizio del romanzo Corpo. Soltanto un attimo  di pazienza per spiegarvi che la fonte di ispirazione è stato il film girato la scorsa estate. I ringraziamenti nei titoli di coda del lungometraggio sono davvero tantissimi, per cui rinvio al precedente post con frammenti del set https://stefanosantachiara2.wordpress.com/2020/01/31/corpo-il-nostro-film-sara-proiettato-nelluniversita-del-connecticut/ .
Per quanto riguarda il libro una menzione speciale merita Costantino Vassallo, architetto e scrittore con la passione per il cinema, autore dell’interessante saggio Drive e le strutture distopiche. E’ stato Vassallo a suggerirmi l’idea, al termine della riprese di Corpo, di creare il romanzo. Forse perché, sfogliandolo, vi inerpicherete nei meandri mitologici del Parco Archeologico Paestum e nei misteri di centri medievali, lungo i sentieri di luce fra la verde montagna e l’iridescenza marina, laddove le relazioni umane disvelano l’interiore profondità, fra l’incanto e gli abissi. O forse perché i dettagli realistici della narrazione traggono linfa da luoghi, sguardi e punti di osservazione, ma anche dagli stati d’animo e dagli interscambi fioriti in modo spontaneo durante i ciak tra attori di teatro e tecnici del nord e del sud. Segnalo in particolare i giovani talenti campani Francesco Guida, co-regista, responsabile del montaggio, già vincitore del festival internazionale di Salerno vent’anni orsono; l’assistente tecnico Enrico Nicoletta e il compositore delle musiche Antonio Sessa. Gli attori e tutti gli altri componenti del cast e della troupe li conosceremo via via che andremo svelando anticipazioni della storia, rigorosamente piccole e iniziali. Non solo perché contrari allo spoiler in genere, ma per il fatto che il film Corpo non sarà visibile al pubblico ancora per molti mesi: parteciperà ai festival del cinema, che richiedono l’inedito, e sarà proiettato all’università del Connecticut nell’ambito delle lezioni di Monica Martinelli, insegnante di Italiano, Letteratura e Storia del Cinema.

Anche il romanzo è autoprodotto e indipendente, si trova solo su Amazon che non apprezzo per lo sfruttamento nei confronti dei lavoratori ma non avevo alternativa: nessuna casa editrice ha scommesso su Corpo malgrado il successo del mio saggio d’esordio http://www.chiarelettere.it/libro/principio-attivo/i-panni-sporchi-della-sinistra-9788861904279.php

Pazienza, so che facendo questa ammissione perderò l’interesse di chi sceglie in base all’importanza dell’editore mentre alcuni lettori affezionati ai libri d’inchiesta (grazie sempre a Chiarelettere, che sfortunatamente non si occupa di narrativa) non seguiranno questo cambiamento di genere. Non c’è problema, Corpo, sia il film che il romanzo, sono una nuova avventura!

 

 

Scheda dei primi due personaggi che incontrerete:

Miriam Treglia, giovane attrice di teatro presso la compagnia Fata Morgana di Mirandola di Sandra Moretti

Lucio Russo, fotografo professionista presso Miraggiodilux, ha interpretato piccoli ruoli in Coliandro 6  e Gomorra 4, ha recitato la parte dello spacciatore ne Il Caso Pantani, da maggio al cinema, e sarà nella fiction di Rai2 L’alligatore. 

 

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CORPO

 

 

 

 

I.

 

 

 

Camminava in un meriggio di primavera nel mezzo di una selva oscura, con lo sguardo rivolto all’insù. I raggi solari giocavano a nascondino tra le crine di querce millenarie creando un nobile intarsio sul cielo, a tratti le rischiaravano i capelli color nocciola. Il suo anello a forma di girasole splendeva sul dito mignolo, la luminosità pungente l’induceva a sbattere gli occhi azzurri e a formare sulla bocca un sorriso singolare, sapido e sfrontato.
Camminava sul sentiero parallelo all’unica strada asfaltata che taglia la macchia verde e intanto s’inebriava, la brezza spirava dal golfo mescolandosi agli odori degli aghi di pino e delle resine. Avanzava sicura, sostenuta da piedi piatti stretti nelle scarpe nere da ginnastica e da gambe lunghe e toniche come fusti di piante. Indugiò solamente su un albero che si distingueva per robustezza e altitudine: radicato sul terreno ricco di minerali, profondo e ben drenato, si adattava al gelo e all’estate più calda, alle tempeste e alla siccità. I rami in fiore erano puntati verso l’empireo, eternamente gioiosi. La sua fervida fantasia faceva sì che le mani di quel portento più antico della Magna Grecia pian piano iniziassero a muoversi al modo di Pinocchio ma, a differenza del burattino di Geppetto, esse beneficiassero della facoltà di animali magici: uccelli policromi con le branchie. E così le dita lignee levitavano leggiadre, si libravano con le traiettorie ardite di un albatros, roteavano sul crinale dipingendo orbite ellittiche, fendevano l’atmosfera rarefatta della cima sfiorando le divine nubi, e poi planavano giù fra le cascate e i ruscelli accelerando come le rapide del fiume. Nel mare si divertivano a rasentare l’acqua come il vento che l’increspa prima della burrasca e, alfine, svanivano nel blu infinito senza lasciare traccia.
Così si sentiva Monika, una ragazza di ventuno anni cresciuta in fretta, sgusciata da un passato che le aveva impedito di spiccare il volo. Nella nuova vita, spinta da una sconfinata sete di conoscenza, si era elevata come un albero animato, durante il rigoglioso sviluppo aveva potato i rami secchi dell’ordinario per assaporare i bagliori cangianti del particolare, anche il più apparentemente insignificante. Da allora camminava pure su fondamenta ispide e scivolose. Il piglio determinato e la postura, ritta e imperiosa, indicavano un’ambizione visionaria, tuttavia immune da superbia e cupidigia, dacché era stata capace di rimuovere i sentimenti negativi per custodire gelosamente il côté più esclusivo: la purezza del suo universo interiore.

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Camminava anche quel giorno al ritmo dell’auricolare mentre calpestava per diletto le foglie sul sentiero, quasi a segnare un punto in un moderno videogame importato dall’America. Lo zaino bordeaux, un ricordo di Parigi, le ciondolava sul dorso come se una delicata percussione carezzasse la melodia di Le chic et le charme di Paolo Conte. Monika sceglieva le musiche non in base all’umore ma allo stato d’animo verso il quale sentiva di tendere, erano il preludio e così amava gustare ogni nota, ogni strofa, ogni silenzio. Ugualmente si acconciava la mattina. Se la salopette di jeans, che lasciava scoperte le bianche spalle e metà coscia era funzionale alla scarpinata, la lunghissima e rigorosa treccia sembrava un simbolo epico. Non un archetipo matriarcale o qualche teoria che gli intellettuali potessero confinare in un bolso dibattito sul significato politico e psicologico del look, neppure un’esaltazione estetica delle forme giunoniche sulle quali si accomodava senza malizia. Viceversa, quel serpente che aveva per capelli suggeriva un rapporto di simbiosi con la natura. Ad esempio, nel corso della passeggiata la sua coda si allontanò dal corpo per ficcarsi in un cespuglio: Monika aveva lanciato un bastone nella boscaglia e la treccia, per effetto del movimento, si era avvinta con vigore ad un rametto spinoso. Non c’era verso di staccarla, sicché la ragazza si fece largo con premura nell’arbusto, abitato da tanti piccoli esseri che svolazzavano fra le foglioline ovali. Avvertì un profumo intenso, seguendone la scia scoprì una pianta di rosa nascosta in mezzo ai rovi. V’era un unico bocciolo, in procinto di schiudersi. Invisibile agli animali, quel fiore si presentava di un rosa sì vivo da commuovere.
<<Amazement>> sospirò ammaliata nella lingua che per prima aveva imparato in Unione sovietica, studiando clandestinamente testi occidentali. Le capitava non di rado che qualcuno o qualcosa, d’incanto, la riportasse all’essenza. Il momento era sublime quanto sfuggente, benché non fosse in grado di decodificarne il senso, l’accoglieva con letizia ascendente. Proprio come un’artista con la sua opera, arrivava a immedesimarsi nell’oggetto, in un attimo la cui relatività temporale soggiace alle leggi della creatività. Ora Monika sarebbe stata quella rosa per tutte le volte che avrebbe desiderato in futuro, un turgido bocciolo che è sempre sul punto di svelarsi, adornato di minuscole gocce di rugiada, vezzeggiato da buffe coccinelle, baciato da frizzanti api, corazzato di spine necessarie, forse utili a tener distanti gli spiriti maligni, forse letali per cuori vulnerabili. Monika chiuse gli occhi e si tuffò con la totalità del viso nella fragranza, abbandonandosi fra i morbidi petali con estrema delicatezza, come calzasse una seconda pelle di raso rosa. L’armonia indicibile le stava procurando piacere cerebrale, purtroppo venne infranta dal rombo di una vettura in lontananza. La ragazza si ridestò: <<E’ l’occasione propizia per tornare all’ostello prima del crepuscolo>>. Lesta, si riversò sul ciglio della strada ed esibì il pollice. L’auto, una jeep nera di fabbricazione giapponese, accostò.
Il conducente era un signore bruno con la capigliatura folta e una barba bislunga che lo faceva somigliare a Rasputin, il mistico consigliere degli zar Romanov, e mal si conciliava con la giacca e la cravatta. A suggellare lo stile pittoresco contribuivano un paio di mocassini marron, un vistoso orologio e una grossa catena al collo di oro finto. Ad ogni buon conto quell’uomo aveva un’aria familiare, le ricordava uno zio delle steppe siberiane, una persona rude e goffa che si spingeva in città soltanto a Natale portando un sacco di doni e di cibi genuini. Molto religioso senza dubbio, ma digiuno dei riti ortodossi che ammorbavano i fanciulli delle famiglie agiate come la sua, con la dacia, il vasto giardino e accanto una chiesa sfarzosa, il luogo più congruo per l’anima esigente che pasce con la parola del pastore. No, quell’uomo era intriso di una spiritualità anarchica, incolto e balordo finché si vuole ma ricco di generosità contadina, prodigo di consigli pratici per i più giovani. <<Grazie>> esordì briosa Monika sedendosi. Lo <<zio>> aggrottò le folte sopracciglia, i suoi occhi erano privi della bonomia agreste e non cessavano di squadrarla da capo a piedi. Dell’idea che si era fatta permaneva in lui solo un primordiale istinto di lotta per la sussistenza, che trasfigurava la giovane in mercanzia o, piuttosto, in mucca nella stalla. Quando Monika fu costretta ad avanzare leggermente per sistemare lo zaino sul sedile posteriore, l’uomo pose viscidamente lo sguardo sul primo bottone slacciato del vestito. <<Dove scei diretta?>> chiese con un marcato accento bolognese che cancellò definitivamente l’immagine del vecchio zio. Monika sottolineava il distacco mantenendo le braccia conserte, rispose senza guardarlo e, in virtù di un lampo di diffidenza, senza riferirsi al giaciglio notturno: <<All’università>>.
<<Che brava. E cosa fate a quest’ora, un party?… Io sono Giacomo, ma tu puoi chiamarmi Jack>>.

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Malgrado il nome comune e la perfetta pronuncia di Monika, Giacomo sfoggiò una certa perspicacia: <<Allora Monny, che si dice al Nord? Perché non sembri italiana>>.
<<No>>.
L’uomo non si curava delle repliche monosillabiche, era convinto di poter aggirare con facilità le altrui resistenze e tradiva pure una venatura razzista: <<Comunque vieni dall’Est Europa, io non sbaglio mai su queste cose… E dai, durante il viaggio dovremo fare due chiacchiere. Sai, io sono molto conosciuto in paese… Sei appena arrivata?>>. Neanche il cenno di diniego lo persuase a moderare quella specie di interrogatorio: <<E che ci fai qui?>>. Monika era stufa di venire esaminata e oggettificata da un tale che non aveva alcun interesse nei confronti della sua persona.
Le riaffiorarono i tornei di scacchi in Unione sovietica. Adorava i giochi di strategia, anche se le sue grandi passioni erano il nuoto, l’equitazione e il tiro con l’arco, ma alcuni scacchisti erano insopportabili. Avrebbe preferito interagire con individui, se non proprio interessanti, almeno garbati. Quando andava bene si annoiava a morte, nella peggiore delle situazioni le sedevano dirimpetto anziani bavosi o volgari rampolli, cui avrebbe voluto stampare in fronte un alfiere in alabastro. In tal caso moltiplicava l’impegno per conquistare presto la vittoria, conscia di doversi sciroppare lagnose scempiaggini maschiliste, una serie di giustificazioni patetiche che l’uomo forniva dopo essere stato sconfitto da una ragazza, tediose quanto i comizi di partito e le parate militari. Stavolta però Monny non poteva darsela a gambe. Era imprigionata nell’auto di quello <<zio>> per un viaggio che non sarebbe terminato prima di un’ora. Decise dunque di trasmettere l’irritazione scandendo: <<Stu-dio all’uni-ver-si-tà>>.
Arrocco inutile. <<Cosa di bello?>>.
<<Lingue e Letterature straniere>>.
Cominciava ad allarmarsi. Giacomo infatti alternava espressioni banali da corteggiatore petulante a occhiate oblique tipiche di un delinquente. Aveva come l’impressione che nella tasca della giacca color beige, da un momento all’altro, potesse estrarre un coltello. Mentre lei si annebbiava in quei grigi pensieri, l’uomo, grattandosi la barba, domandò: <<Chi ti mantiene?>>.
<<Nessuno>> rispose con raccapriccio.
<<Eh, ne ho viste tante di giovani come te>> continuò lui, nient’affatto scoraggiato. Anzi pareva stimolato, come se non stesse aspettando che una ragazza bella e indipendente per sfogare le proprie frustrazioni. O peggio.
<<C’è chi vuole diventare interprete, chi sogna il cinema… Ma dove finiscono? Le vedi in fila dal regista per un provino e per un invito a cena, disposte a tutto… E poi te le ritrovi a fare le sguattere>>.
Sì, il capro espiatorio femminile non rappresentava una gran novità. Se non sono mogli e madri, alle donne si addicono i ruoli di meretrice e di addetta alle pulizie. Monika batteva il piede per il nervoso: <<Chi non ha bisogno di qualcosa?>>.
<<Io mi sono organizzato bene, e non dipendo da nessuno. Gli affari sono il mio pane, ne fiuto uno anche a mille miglia>>.
<<E ne trova di tarfufi?>>.
Sorpreso dall’ironia della passeggera, Giacomo si fece più scuro. <<Sei simpatica, ma il mondo non va avanti a battute>>.
<<Solo col denaro giusto?>>.
<<Se hai problemi economici non preoccuparti. A tutto c’è una soluzione… Qualora avessi bisogno di assistenza… >> seguitò mettendo la mano all’interno della giacca. Non ne uscì un’arma ma un biglietto da visita di agente finanziario.

Corpo, il nostro film indipendente negli States Sarà proiettato all’università del Connecticut

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Corpo, la sceneggiatura, il film… e presto arriverà il romanzo
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Una bellissima esperienza che ha visto crescere insieme professionisti e giovani provenienti da settori diversi. Il film indipendente diretto da Francesco Guida e dal sottoscritto è stato girato l’estate scorsa nelle zone fra Paestum, Agropoli e Castellabate. La sceneggiatura di Corpo era stata buttata giù mesi prima, currenti calamo, e non è stato necessario organizzare casting particolari. Fortunatamente avevo già collaborato con alcuni attori di teatro emiliani, in particolare le allieve di Sandra Moretti, insegnante del liceo Pico e fondatrice della compagnia Fata Morgana di Mirandola. Le loro interpretazioni di Lou Salomé (Miriam Treglia) e Friedrich Nietzsche (Agnese Negrelli) in occasione della rappresentazione dell’aprile 2019 nelle sale della Biblioteca annessa al liceo Pico, erano state sottolineate dal plauso generale di professori, assessori comunali e spettatori, ma non si trattava di una novità, giacchè Agnese e Miriam avevano calcato e presto calcheranno di nuovo i teatri con la mia Salomè adattata da Sandra Moretti (se la Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola darà i contributi, come ha sempre fatto in passato per altre opere, alla compagnia Fata Morgana). L’esperienza di Corpo, un film autoprodotto della durata di 73 minuti, è stata arricchente perchè ha visto crescere la collaborazione fra due gruppi, quello emiliano e quello campano. Accanto a  Sandra, come actor coach, si è aggiunto Paolo Agresta di San Marco di Castellabate, assieme a Miriam Treglia e Agnese Negrelli hanno recitato Luigi Pascale, attore della compagnia teatrale Eduardo De Filippo, Lucio Russo, fotografo ferrarese che ha avuto piccoli ruoli nelle fiction Coliandro 6, Gomorra 4, Il Caso Pantani e L’alligatore, il 18enne poliglotta Gerardo Bove, il carpigiano Stefano Stradi e altri attori di Castellabate quali Costabile Scarano, Anna Aversano, Luigi Tramutola, Assunta Della Mura, Deborah Guercio, Martina Pinto, Sarah Di Luccio, Fatima Sarnicola e tanti altri che leggerete nei titoli di coda.  Si ringraziano per la partecipazione straordinaria anche Lucio Isabella, poeta e artigiano del Cilento, le suore della comunità Santa Scolastica, la famiglia Malzone per la location sul belvedere e la famiglia Vassallo per gli studi di Costantino, che ha incentrato la sua prolusione di presentazione del film, alla fiera dei libri del sud, sul concetto di Corpo come prigione in Proust. Anche a livello tecnico la sinergia è stata importante: Francesco Guida era il mio assistente alla regia, ma di fatto è il co-regista, ha curato tutti i montaggi in studio ed ha supportato le riprese accanto ai cameraman Lazzaro Addesso e Antonia Agresta; Enrico Nicoletta ha fornito ulteriore competenza tecnica e per quanto riguarda le musiche il compositore Antonio Sessa ha realizzato la colonna sonora e tutti i sottofondi esclusivamente per Corpo.
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Com’è andata? Presto per dirlo, non abbiamo la possibilità di distribuire la pellicola nelle sale ma siamo iscritti a festival del cinema ai quali non dovremmo (salvo censure sovietiche della solita partitocrazia) avere problemi a partecipare: a prescindere dal giudizio sulla storia (nel prossimo post anticiperò il primo capitolo del romanzo…) e sulle performance degli attori, il livello tecnico elevato rispetto alla media è garantito da Francesco Guida, premiato già vent’anni orsono come miglior regia e montaggio al Festival Internazionale di Salerno (qui in foto con Claudia Koll durante la consegna del primo premio).
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Inoltre, se in occasione della prima proiezione privata, a Castellabate, espresse apprezzamento l’unico ospite esterno, il prof. Gennaro Malzone, fondatore della Fiera dei Libri del Sud, nella seconda proiezione a casa dei genitori di Agnese (nella foto sottostante) è stata invitata un’insegnante di Cinema e Letteratura italiana negli Stati Uniti, la pdh Monica Martinelli. Alla serata “nordica” erano presenti tutti i componenti del cast e della troupe tranne gli amici del Cilento, impossibilitati per la distanza ma collegati in diretta tramite mezzi telematici per vivere assieme emozioni e commenti. Le azioni e i dialoghi più avvincenti non hanno riguardato solo i due protagonisti maschile e femminile, laddove l’interpretazione di Miriam Treglia è stata mirabile, ad esempio la sintonia registrata fra Agnese Negrelli e Luigi Pascale ha stupito tutti per professionalità e passione. L’intreccio degli avvenimenti ha evidenziato le differenze caratteriali e anche dialettali dei personaggi del film, come lo scaltro emiliano Lucio Russo e il melodrammatico “napoletano” Paolo Agresta, mentre Gerardo Bove, in forza dei propri studi delle lingue slave, ha esibito un ottimo accento russo. Costabile Scarano, già in Benvenuti al Sud, è stato accreditato della battuta più divertente, ma è stata tutta la squadra a partecipare con gioia e intensità. Al liceo Alfonso Gatto di Agropoli le studentesse in autogestione, supportate dalla professoressa Antonella Lauretti e dal dirigente Saverio Prota, hanno dato vita a una scena coinvolgente assieme alle attrici protagoniste, così come il Parco Archeologico di Paestum è stato teatro di momenti particolarmente suggestivi. Le cornici paesaggistiche delle scogliere e di una montagna incontaminata che si affaccia sul mare cristallino non sono da meno dei significati storici e simbolici dei paesi attraversati. Alla fine l’insegnante di Cinema e Letteratura italiana in America, Monica Martinelli, è rimasta colpita favorevolmente dal nostro film e ha già proposto di far proiettare Corpo (dopo i festival, nel prossimo semestre) durante le lezioni che tiene all’università del Connecticut, come “spunto educativo per le tematiche trattate”: Gender studies e altro, ma non vorrei “spoilerare”!
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Il film Corpo:

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