Abuso d’ufficio, chiesto il rinvio a giudizio per il segretario Pd dell’Emilia Romagna

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Stefano Santachiara, giornalista d’inchiesta

La Procura di Modena ha chiesto il rinvio a giudizio del segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini per abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Il leader democratico è accusato in qualità di ex assessore al Patrimonio del Comune di Modena assieme al successore Antonino Marino, ai dirigenti dell’ufficio Mario Scianti e Giulia Severi in relazione a presunti favoritismi alla Società di perfetti sconosciuti (Sdps) di Massimiliano Bertoli e Claudio Brancucci. La coppia era subentrata nel luglio 2003 nel chiosco comunale del parco Ferrari al posto di Tina Mascaro, barista calabrese nota alle cronache perchè uccisa quattro anni dopo da un assassino ancora senza nome.
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Serramazzoni, arrestato il boss che otteneva appalti dal Pd

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Stefano Santachiara, giornalista d’inchiesta

Un gruppo criminale legato alla ‘ndrangheta che era in grado di seminare il terrore tra gli imprenditori e al contempo di fagocitare appalti pubblici per 2 milioni e 700 mila euro a Serramazzoni, Comune dell’Appennino modenese sciolto nel luglio scorso dopo le dimissioni della Giunta. E’ quanto emerge nell’inchiesta del pm Claudia Natalini e della Guardia di Finanza che stamattina ha portato all’arresto di Rocco Antonio Baglio, ex soggiornante obbligato di Gioia Tauro, e dei conterranei Salvatore Guarda e Marcello Limongelli. Dunque non solo la Lombardia di centrodestra, dove la settimana scorsa è finito in manette per voto di scambio l’assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti, ma anche l’Emilia rossa subisce una penetrazione mafiosa non priva di sponde politiche. Gli inquirenti modenesi non contestano l’aggravante dell’articolo 7 ai tre arrestati per associazione a delinquere finalizzata a vari reati, dall’estorsione all’incendio alla turbata libertà degli incanti, ma sottolineano come “le metodologie utilizzate dall’organizzazione erano quelle tipiche di stampo ‘ndranghetista, particolarmente efficaci e convincenti”. Il quadro ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare è composto da uno stillicidio di episodi: dalle minacce di provocare risse nei night club che non pagavano il pizzo all’invio della testa di un capretto adagiata lungo le scale di uno studio immobiliare che aveva osato sfidare gli interessi del sistema, da otto bossoli in busta chiusa di avvertimento per uno sgarro all’incendio dell’abitazione di un costruttore.
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Asta truccata, Mascaro registrò di nascosto le pressioni

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Per comprendere l’indagine che coinvolge anche il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini occorre riavvolgere il nastro sino al faccia a faccia di 8 anni fa tra due gestori di pubblici esercizi che incrociano interessi e destini. Da una parte i soci di Sdps (acronimo di ‘società di perfetti sconosciuti’) Massimiliano Bertoli e Claudio Brancucci, rispettivamente organizzatore di eventi musicali finanziato dal Comune di Modena e barista d’esperienza titolare anche di un’armeria in centro; dall’altra Tina Mascaro, combattiva esercente di Rossano Calabro concessionaria dell’edicola e della birreria nel parco intitolato ad Enzo Ferrari. E’ la chiave del Pm Enrico Stefani per datare l’inizio del presunto quinquennio di favoritismi dell’ufficio patrimonio del Comune alla Sdps nell’inchiesta che vede oggi indagati per abuso d’ufficio il leader dalemiano Bonaccini, assessore a Modena dal 1999 al 2006, il suo sostituto Antonino Marino, i due dirigenti Mario Scianti e Giulia Severi. Nel maggio 2003 la barista calabrese, già costretta a lasciare per morosità (dovuta agli ammanchi della sua contabile, L.T., poi condannata a 3 anni per truffa e appropriazione indebita) il chiosco del parco Amendola in favore di Brancucci, attende l’esito del ricorso al Tar contro il provvedimento di sfratto dalla birreria del Ferrari. Stavolta però con l’inconsueta motivazione di “carenze igieniche”.
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Pd, indagato per abuso d’ufficio il segretario dell’Emilia Romagna

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Turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio. Sono i reati ipotizzati a carico del segretario del Pd dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini in relazione a concessioni di beni pubblici al tempo in cui ricopriva il ruolo di assessore del Comune di Modena con delega al patrimonio. Il leader democratico, eletto due anni fa con l’appoggio del segretario nazionale Pierluigi Bersani, avrebbe favorito l’ingresso e la permanenza della Sdps di Massimiliano Bertoli e Claudio Brancucci nel chiosco-birreria del parco Enzo Ferrari, polmone verde da tempo al centro di un ambizioso progetto di piscina e insediamenti commerciali. Secondo l’indagine del Pm Enrico Stefani e dei carabinieri la società modenese sarebbe subentrata grazie a un pre-accordo 8 anni fa, per poi non versare canoni di affitto per oltre diecimila euro e usufruire di sconti immotivati. Il reato di turbativa d’asta che vede indagati anche i due imprenditori è già estinto per prescrizione (a meno di un’improbabile rinuncia delle difese), ma non l’ abuso d’ufficio patrimoniale, contestato in concorso a Bonaccini, al suo successore Antonino Marino, ai dirigenti dell’ufficio Mario Scianti e Giulia Severi, firmataria dell’ultimo rinnovo a Sdps. Ora toccherà alla Corte dei Conti verificare il danno per mancati introiti diretti e assenza di altre offerte per quella che poi è diventata la miniera d’oro della ‘movida’ estiva. In serata sono arrivate le prime reazioni degli indagati che hanno confermato di aver ricevuto la comunicazione da parte dei carabinieri. Il segretario Bonaccini nega però si tratti di un avviso di garanzia, dicendo di avere la coscienza assolutamente tranquilla. Anche l’assessore Antonino marino afferma di non saperne nulla, “di una vicenda di cui non mi sono mai occupato, di cui non conosco le funzioni delle persone coinvolte e di cui non ho firmato alcun atto”.
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