La purezza del serpente su ‘Il Giornale’

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“È la stessa ansia di sfuggire a una storia già scritta, a un mondo dove il maschio scrive regole e traccia i confini di cosa è lecito e opportuno. È la rivolta di Elena, che si specchia in Chiara e la rincorre, e la cerca, pensando che un altro orizzonte sia possibile, in un luogo dove il sogno sia un diritto inalienabile, dove non sia un dovere tradire i giuramenti sottoscritti da bambini, dove esistono i draghi e la magia non ha nulla di bizzarro, di straniante, di pernicioso, perché non è qualcosa di contronatura, ma quotidiano e naturale. È un viaggio, dall’Elba alla Versilia, da Firenze al mare, alla ricerca della bellezza come deragliamento dei sensi e, allo stesso tempo, di recupero di uno spirito animale, come simbolo, patrono, divinità”. (Vittorio Macioce – Il Giornale).
Lou-Salomé, Monika, Elena. Tutte le ribelli di Santachiara – ilGiornale.it
Come scriveva Dino Buzzati, se un racconto è riuscito a toccarvi il cuore, allora non è stato inutile.
Alcune recensioni dei lettori

Elisabetta Landi
“Ho letto La purezza del serpente, E’ un romanzo originale, che ci regala il piacere del leggere. Il racconto incalza, e alterna gli episodi in modo simultaneo come in uno zoom “cinematografico” che non dà tregua al lettore e continuamente lo afferra, e lo incuriosisce. Il mondo interiore, reso con intenso lirismo e al tempo stesso con vivacità, sfida la realtà e afferma una verità parallela in uno scenario incantato, fatto di sfumature. Così, ad esempio, con pennellate che si combinano in un “caleidoscopio” di colori come in un dipinto simbolista, l’isola d’Elba è catturata nella sua anima profonda, fatta di luoghi arcani riservati a chi sappia scoprirli. E’ un “realismo magico”, per alcuni aspetti, ma il messaggio è concreto e lo si intuisce nel momento dionisiaco dove un’umanità libera da condizionamenti si rispecchia nella Natura in una “pienezza” primigenia.Una lettura affascinante, resa più seducente da immagini di autentica poesia: i massi dell’Elba che svettano come sculture di Dio, il viso della protagonista che si immerge nei petali delle rose del giardino, le sfumature iridescenti di una grotta marina e tante altre perle…”

Anna Maria Padovan

“Ho letto “La purezza del serpente ” e sono rimasta totalmente ammaliata dal modo di scrivere. Le descrizioni particolareggiate di gesti come ad esempio bere il the o non bere il the, i luoghi e le sensazioni provate dal personaggio mi sono penetrate a fondo nei momenti di lettura. Santachiara riesce a far protagonista della storia il lettore. Il suo modo di esprimere sulla carta lo paragono al grande Cronin maestro di altri tempi”

Pietro Crosignani

“Da appassionato del genere considero La purezza del serpente un romanzo di qualità paragonabile alle storie di Murakami. Cercherò di motivare le ragioni : innanzitutto per quelle atmosfere oniriche, surreali, che ti avvolgono. Un altro aspetto è il percorso delle vite dei personaggi che sembra parallelo ma ad un certo punto si sovrappone. La chimica narrativa di questi incroci, e secondo me qui risiede il miglior talento di Santachiara, determina il senso intimo dei personaggi, come se fosse necessario l’uno per comprendere l’altro. Inoltre per quanto tu possa essere razionale come la protagonista, la vita si rivela fuori dal nostro controllo, questa storia ci tuffa in un mondo misterioso, incantato, fatto di metamorfosi personali, di vascelli e di grotte segrete, di animali che interagiscono oltre il confine del noto. Il rebus si risolve per tutti ma ciò che trovo sublime è la serie di sfumature e di interpretazioni a più livelli che emergono come un’alta marea nella mente e anche nell’inconscio di chi legge. Come spiegava Murakami al suo editor nel libro “1Q84”, e dimostrava Buzzati, questa è la miglior qualità di una storia”.



Querelopoli, il silenzio regna sovrano

8 commenti

Stefano Santachiara, giornalista d’inchiesta

Non è retorica sostenere che la legislazione in materia di diffamazione sia un palliativo ai colpi inferti alla libertà di stampa. Il problema è connesso alla generale mancanza di volontà politica (e delle lobby di riferimento) di far funzionare la Giustizia, dunque di invertire la ratio di norme che producono il sovraccarico dei tribunali (l’editoriale di Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera). Qui intendo occuparmi degli effetti devastanti che cause penali e civili possono avere sui giornalisti e sulla capitis deminùtio dei lettori, privati di notizie e inchieste di interesse pubblico. Il disegno di legge degli onorevoli Enrico Costa (Pdl) e Walter Verini (Pd), approvato il 2 agosto 2013 dalla Commissione Giustizia e tra pochi giorni in discussione alla Camera, vieta il carcere per i reati di ingiuria e diffamazione a mezzo stampa lasciando la competenza al giudice monocratico. Contemporaneamente però inasprisce le sanzioni pecuniarie: oggi l’articolo 595 del codice penale prevede in caso di condanna una reclusione da 6 mesi a 3 anni o in alternativa una multa non inferiore a 516 euro. La nuova norma introduce una pena pecuniaria sino a 10mila euro, che sale nelle forbice da 20 a 60mila euro se il reato è aggravato dalla consapevolezza dell’atto diffamatorio. Si tratta di una spada di Damocle sui bilanci delle piccole testate in evidente contrasto con la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che da tempo stigmatizza le sanzioni pecuniarie sproporzionate. Per quanto attiene all’informazione sul Web, ultimamente al centro dell’attenzione politica, è stata resa obbligatoria la rettifica per le testate registrate in tribunale, in termini decisamente tranchant per una materia così complessa: entro due giorni, senza commento, a prescindere dalla veridicità delle replica del presunto offeso  (la riflessione di Bruno Saetta sul sito Valigiablu). E pensare che la correzione, se declinata negli interessi di ambo le parti, potrebbe essere lo strumento per ridurre i contenziosi. Ad esempio, il legislatore potrebbe prevedere che la rettifica da parte del cronista, in caso di errore in buonafede, estingua la causa in partenza.
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